Traduzione Italiana di resumen.htm
Taller Femenino de la Union Nacional
Mujeres Saharaui Bilanci e Prospettive Introduzione Sono contento dell'esito del Corso, anche se questo non fu esattamente come era stato programmato in Italia. L'obiettivo originario fu raggiunto parzialmente. D'altro lato, si lavorò per rimediare a carenze impreviste e ho potuto acquisire esperienze preziose, che spero di impiegare in un futuro progetto, più preciso e mirato, di cooperazione con il meraviglioso popolo Saharaui, il quale, in verità, mi incantò. L'obiettivo originario del Corso era di creare una collezione di diversi oggetti tessili: tappeti, cuscini, borse, borsellini, accessori minuti; oggetti da proporre, in primo luogo, alle organizzazioni italiane di commercio equo e solidale che li avevano richiesti. In pratica, si poterono realizzare soltanto due modelli di cuscino, con vari disegni molto differenti, e due modelli di tappeto. In totale: 18 pezzi, realizzati da 20 corsiste, impegnate per 14 giorni di lavoro effettivo soltanto la mattina. Materie Prime Il presupposto di base per una produzione tessile di qualità è la materia prima impiegata nelle opere. E' assolutamente impossibile commercializzare un tessile "fatto a mano" con filati acrilici di stock e di scarto, che sono gli avanzi dei peggiori colori delle mode tramontate e, inoltre, sarebbero adatti alla maglieria e non alla tessitura. Anche il filo "per tappeti" che si impiega normalmente nei laboratori dei Campi è una mistura di lane riciclate meccanicamente, e perciò ha fibra corta e molto debole. Contrariamente alle possibilità assicurate in Italia, a Dajla non fu possibile approvvigionarsi di pura lana di pecora. Sorte fu che portai con me a Dajla dall'Italia una discreta quantità di buon filo di lana, speciale per tappeti, che fu sufficiente per tutto il Corso e per la collezione dei prototipi. In Italia potei esaminare soltanto tre o quattro pezzi tessuti prodotti in Dajla: dei piccoli tappeti di qualità non proprio eccelsa. Però fui assicurato che l'arte tessile è una tradizione ancestrale del popolo Saharaui. Questo è indubitabile per i Saharaui nomadi, che filavano comunitariamente lana di capra e di cammello e tessevano il Luvar per la Haima. Invece, i tappeti dei generi Zarbya, Tarkia, Hambal, che ho incontrato in Dajla, presso famiglie e al Festival Culturale Saharaui, hanno disegni che sembrano molto recenti, non anteriori al XX secolo. Solamente il tappeto Lekhtifa, completamente rosso e senza disegni, può essere di un tipo più antico. Del resto, la storia del tessuto ci insegna che l'arte popolare del tappeto "tribale" può svilupparsi soltanto dove si trovino pascoli di altura e dunque, pecore con il vello lungo. Il tappeto "tribale" è un prezioso oggetto culturale, trasmette un patrimonio di simboli tradizionali, è destinato all'uso interno del gruppo e tendenzialmente, non è commerciabile. Diverso è il caso dei tappeti "di villaggio e di città": questi sono eseguiti su commissione esterna, disegno e fornitura della lana. Tale è stato indubbiamente il caso dei tappeti anteriori all'esilio del '75: un prodotto corrente di artigiani specializzati, residenti in città e villaggi del Sahara Occidentale, che eseguivano disegni soggetti ad influssi e a mode di ogni genere. In effetti, ho appreso sul campo che la arte tessile Saharaui si sviluppò principalmente nei campi dell'esilio, come impresa governativa che aveva l'obiettivo principale di socializzare le donne rifugiate. Non c'è da vergognarsi di questo fatto storico! Al contrario: fu un progetto geniale e rivoluzionario, che ha lasciato una ricca eredità alla cultura Saharaui, se non tradizionale però contemporanea. Svolgimento del Corso Grazie alla lana che avevo portato con me, ho potuto sostituire (provvisoriamente) il materiale scadente che normalmente si impiega. Ho introdotto con successo nel Laboratorio qualche nuovo strumento come la forbicina speciale per tagliare il nodo e la stecca di legno per inserire più comodamente il filo della trama. Questi nuovi strumenti sono stati accolti con favore dalle corsiste. Ho reintrodotto il sistema tradizionale dell'ordito continuo (circolare), questo era stato sostituito da un sistema teoricamente più evoluto ma applicato approssimativamente e, in pratica per ciò, del tutto improduttivo. Anche il nuovo sistema dell'ordito (che in realtà è più antico) è stato accolto con favore. Ho tentato di correggere le confezioni approssimative e le pratiche scorrette ma questo sarebbe possibile soltanto avendo il tempo di dimostrare a lungo i gesti appropriati e poi di correggere gli esercizi di imitazione: sono inutili le lezioni teoriche. Appena entrai nel Laboratorio di Dajla, trovai un livello di disegni, forme e colori, che rendeva quei piccoli tappeti assolutamente invendibili allestero e, di fatto, persino ai turisti solidali che visitano Dajla: persino lo stand allestito per il Festival della Cultura Saharaui, non ha venduto neppure un pezzo durante tre giorni, nonostante il flusso enorme di visitatori stranieri. Da questo presupposto: la bassa qualità dei disegni, mi sono proposto di stimolare in ogni maniera la creatività artistica delle donne corsiste. Ciascuna ha disegnato qualche progetto su carta con pennarelli colorati. Questo compito di disegnare fu soprattutto un espediente per fargli capire che mi aspettavo da loro uno sforzo creativo e non solo esecutivo. Comunque, i disegni più interessanti furono selezionati per essere tessuti. Altre corsiste tesserono le loro opere seguendo degli schemi molto elastici, schemi che avevo studiato espressamente per costringerle ad operare continuamente delle scelte di forme e colori, cioè per provocare le loro capacità di composizione artistica. Al principio, la maggioranza si trovò disorientata e aveva timore di sbagliare nella esecuzione di un disegno prefissato: non comprendevano bene quale potesse essere... perché in effetti, "il disegno preciso" non cera per nulla! Proseguendo il loro lavoro, si rassicurarono e si presero le loro libertà espressive, a volte in maniera eccellente... ma non sorprendente, perché il tessile è un arte popolare spontanea e universale, soprattutto fra le donne. Oso qui dichiarare che ci siamo incamminati sulla pista di un'arte popolare contemporanea (e femminile). E' chiaro però che molto cammino è ancora da fare. La tecnica di esecuzione non è ancora sufficiente: salvo qualche eccezione, i pezzi prodotti sono in maggioranza flosci, irregolari e mal finiti. C'è anche un enorme spreco di tempo per disorganizzazione del lavoro e degli spazi nel laboratorio (ergonomia), ignoranze manuali delle corrette operazioni e ignoranze tecniche della meccanica del telaio. Tuttavia, la nostra collezione di 18 opere tessute è un esempio originale della capacità creativa delle donne Saharaui, che merita una sua esposizione ufficiale, per lo meno, in Italia. Credo anche che sia facile organizzarla; con l'aiuto delle Istituzioni e Associazioni italiane che sono partner in questo progetto.
Prospettive "Pane e Rose dal Telaio" L'obiettivo originario del Corso appena svolto, era di creare una collezione di vari oggetti tessili, da proporre, in primo luogo, alle organizzazioni italiane di commercio equo (e pure agli stranieri che visitano i Campi), per lo sviluppo economico e sociale delle Cooperative Femminili. Questo obiettivo principale si deve accompagnare e valorizzare (culturalmente ed economicamente) con la espressione artistica delle donne tessitrici. I suddetti obiettivi paralleli si possono raggiungere con un nuovo Progetto, dal nome totalmente provvisorio "Pane e Rose dal Telaio", che intervenga principalmente sul Campo, per una durata da 6 a 12 mesi. Principali settori di intervento Formazione - Formazione tecnica e artistica delle donne più capaci e motivate, comprensiva di una paga che gli permetta di impegnarsi con tranquillità e continuità. - Formazione di una Maestra artigiana come capo-mastro del Laboratorio e Direttore Artistico (Si esclude di affidare il disegno tessile a persone diplomate in Belle Arti ma tecnicamente incompetenti) - Formazione di un Manager incaricato dell'approvvigionamento dei materiali e la distribuzione dei prodotti. Equipaggiamento - Miglioria dell'equipaggiamento materiale del Laboratorio. - Organizzazione razionale degli spazi lavorativi, del magazzino, dell'ufficio e dell'archivio dei campioni. - Illuminazione del Laboratorio con pannelli fotovoltaici (per tessere si richiede sempre luce!) Produzione - Assicurarsi una fornitura costante di fili corretti, con lana e colori di alta qualità (probabilmente in Kabila, Algeria). - Creazione di esempi standard di oggetti tessili. Lo standard si riferisce alla confezione e alle dimensioni, non ai disegni, che devono mantenere il loro pregio di non essere seriali. Marketing - Documentazione, media, sito Web, esposizioni - show-room Luciano Ghersi CP 267 Firenze Centro ghersihypertextile.net |
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