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Icone di Klikor
tradizione e invenzione nei broccati Ewe del Ghana
Luciano Ghersi
testo pubblicato in Jacquard 49/2002, Fondazione Lisio, Firenze
Klikor Icon al I° Artemision Fiber Art Festival, Görlitz, Germania 2002
Riassunto della trama precedente
Klikor è un villaggio del Ghana (Ketu District, Volta Region) dove sono attivi moltissimi tessitori di Kente - nelle sue varianti Keteh, che sono proprie del popolo Ewe (vedi Jacquard 47/2001 e www.hypertextile.net/ghersi/afro/piedich1.htm). Nel 2001, dopo un apprendistato nelle tecniche del Keteh, ho iniziato a curare nel Blakhud Museum di Klikor www.hypertextile.net/blakhud il progetto "Afevo": collezione, storia, analisi e pubblicazione di campioni dei tessuti locali (vedi TessereAmano 3-2001 www.hypertextile.net/afevo). "Afevo" non ha solo un valore storico e web-grafico: si è anche dimostrato uno strumento prezioso per interagire con i tessitori Ewe di oggi.
Ho approfondito in Italia la pratica del telaio Ewe, sperimentando filati di canapa offerti dal Linificio Nazionanle e proponendo laboratori didattici nella Fondazione Arte della Seta Lisio www.fondazionelisio.org/di-afr.htm
Durante un secondo soggiorno a Klikor, ho sviluppato il progetto della collezione "Afevo" in collaborazione con Eva Basile, che inoltre, apprendeva le tecniche Kpevi (tessuti a ordito doppio) nel Blakhud Research Center. Dale Massiasta, Direttore di Blakhud, ha arricchito con molte nuove voci il nostro Dizionario illustrato dei termini tessili Ewe. Questo Dizionario è un ulteriore strumento per interagire con con i tessitori Ewe di oggi.
I tessuti in collezione "Afevo" mostrano sopratutto rigature e pattern di fondo. La trama qui prosegue introducendo le figure...
Tra le creazioni tessili del popolo Ewe (1), la più frequente è tela rigata. Hanno pure vari espedienti per complicare l'invariabile armatura di fondo, che resta la tela: mouliné, fil a fil, orditi di effetto, trame lanciate. Si è formato così un ricco repertorio di motivi classici, riconosciuti da tutti, che i tessitori eseguono con mille variazioni. Hanno anche nuove mode e motivi strettamente individuali (2).
La tela degli Ewe (detta Kente o meglio Keteh) si può pure arricchire con varie figure stilizzate ed astratte, che si realizzano con varie tecniche di broccatura, utilizzando licci o liccetti. Anche tra questi disegni si trovano dei motivi classici, eseguiti con scrupolo filologico o con mille variazioni, e si trovano pure altri soggetti, nati per fantasia e abilità personali. Anche questi nuovi temi potranno però affermarsi e diffondersi. E' il caso di "Corona", un disegno di recente retaggio coloniale, che però ha già raggiunto l'olimpo dei Classici. Pure l'ancor più recente "Aeroplano" ha buone probabilità di affermarsi come classico, soprattutto perché sostituisce con qualche discrezione un altro disegno tradizionale, già di grande successo ma oggi sessualmente troppo esplicito.
Infatti, moltissime tra queste figure non sono puramente ornamentali ma funzionano anche come segnali per indicare la personalità e il rango di chi indossa la stoffa. Sono inoltre, segni augurali di buona fortuna o di protezione.
Ogni figura può alludere pure, a concetti religiosi e morali o riassumere sentenze proverbiali. Zikpui (Sgabello) significa "autorità" ma anche "ordine e stablità", perché è un seggio riservato agli anziani. Safi (Chiave) rimanda al proverbio "Una piccola chiave puo aprire un portone di ferro". Xleti (Stella) significa "amore", ma quando si trovi affiancata da Yamewu (Aeroplano) e da Kpor (recinto), disegni alludono ai due sessi, questo insieme significa "amore coniugale". Ogni tessuto Ewe figurato è dunque anche un complesso testo ideografico, che il tessitore compone includendovi i temi tradizionali, quelli richiesti su ordinazione e i suoi personali: fa come i pittori di un tempo che combinavano santi e racconti più o meno sacri, stemmi e ritratti dei committenti, persino autoritratti, dentro a un singolo affresco o pala d'altare.
Il rotolo delle Icone di Klikor (Klikor Icon) è l'opera collettiva di molti tessitori di ogni età che, nel Novembre 2001, al Blakhud Research Center nel villaggio di Klikor, si sono avvicendati allo stesso telaio per comporre una specie di enciclopedia in una singola striscia, lunga 55 metri. Il nome originale di quest'opera è Adanu-le-klikor (A Klikor ci sono dei disegni), in omaggio al rigato tradizionale Ga-le-anyiako (Ad Anyiako c'è ricchezza). Sull'inusuale fondo, completamente nero, spiccano qui centinaia di figure: tutte quelle ciascuno sapeva già tessere per esperienza o che ha riprodotto da vecchi tessuti o anche inventato. Quest'ultimo è il caso di Tsitsi (gli Occhiali), un disegno nuovissimo, qui escogitato a mia personale richiesta di occhialuto.
Una zona del Rotolo è caratteristica perché Robert Aleawobu, capomastro dell'opera, forse a corto oramai di soggetti, vi raffigura tutta una serie di utensili domestici: scopa, pettine, spazzolino da denti, imbuto, torcia elettrica, boccale.... Questa particolare sezione dell'opera è nota come "La casa di Robert", che, una domenica, portò avanti il lavoro a casa sua, invece che sul solito telaio al Blakhud Research Center. Infatti ogni tessitore Ewe può facilmente fare un mazzo di ordito, licciata, subbio eccetera, caricarsi tutto in spalla e trasferirlo su un altro telaio.
Il Rotolo si conclude con l'icona piu sacra di Mawu, la suprema divinità. Si rappresenta qui nell'aspetto di Lisa (Camaleonte), perché assume ogni colore e si mantiene così inosservato. l suoi movimenti sono lentissimi ma la sua lingua, con un guizzo improvviso può catturare persino una libellula in volo. Per il suo contenuto, Il rotolo delle Icone di Klikor è dunque un archivio della cultura Ewe, attuale e tradizionale. E' un testo non scritto ma tessuto, composto da persone di questa stessa cultura, senza alcuna mediazione accademica. L'interpretazione di tutte queste icone è affidata a Dale Massiasta, extessitore e attualmente direttore del Blakhud Research Centre.
Per la sua forma, cioè sotto il profilo tecnico tessile, il rotolo include interventi di varia abilità. Nel villaggio di Klikor, tutti imparano la tessitura fin da piccoli... compresi gli eredi al trono locale, perché l'abilità nel tessere è apprezzata come dote politica. Non tutti però eserciteranno la tessitura come arte esclusiva o principale. Perciò nelle Icone di klikor, si riconoscono mani più o meno esperte: persino qualche mano di bambino.
Uno stesso soggetto puo qui ripetersi sotto mani diverse e con diversi stili, sia tecnici che compositivi. Anche nelle figure più perfette, la broccatura non è quasi mai raffinata e complessa quanto quelle che appaiono nei pezzi più antichi. Tradizionalmente, le trame broccate si alternavano in due passi diversi, che riempivano completamente il perimetro della figura. Con l'apertura di altri nuovi passi, si campivano zone differenti all' interno sicché la texture della figura non era uniforme.
Ovviamente, il realismo della rappresentazione non ha mai precoccupato questi tessitori: creano sempre degli emblemi stilizzati ma li arricchiscono con virtuosismi compositivi che sono veri e propri segreti del mestiere. Normalmente si tesse all'aperto, in corte o sulla pubblica piazza, vicino ai telai dei colleghi e sotto gli sguardi curiosi di grandi e piccini. Certe creazioni esclusive vengono invece tessute in segreto, per non farsi copiare. Oggi purtroppo, chi saprebbe pur tessere secondo la regola dell'arte più complessa, è in genere costretto dal mercato ad abbreviare i tempi di esecuzione. Così il suo broccato sarà più grossolano, perché tende a inserirlo nel solito passo e si concede poche variazioni.
L'odierno mercato dei tessuti a mano del Ghana è vivace: si estende per tutta l'Africa Occidentale fino agli Usa. Ciò è dovuto soprattutto al Black Pride, che fu inaugurato da Kwame Nkruma, il leader dell'Indipendenza, quando osò presentarsi nel consesso dell'Onu indossando la toga tradizionale. Questo odierno mercato, non è più (o non ancora) diposto ad accogliere i prodotti più pregiati. Ovviamente ogni scelta economica è, in primo luogo, una scelta culturale: anche le culture più tradizionali hanno sempre ritenuto indispensabili certi lussi in apparenza superflui. Qui persino il più povero sacrifica anni di lavoro e di risparmio per dare una festa indimenticabile, dove lui sarà il re per un giorno, o per farsi il suo unico costume prezioso, da indossare alle feste di altri effimeri re, e infine tramandare ai propri eredi. In queste culture, i tessuti funzionano come i gioielli di famiglia: non sono soltanto un patrimonio culturale ma anche una riserva di richezza, sempre impegnabile, in caso di necessità.
Lo sviluppo ha incrinato queste consuetudini, imponendo più moderni valori, sia economici che culturali. Perciò, a parte il fiorente mercato antiquario, il valore del tessuto a mano si riduce anche in Ghana. Repliche dei classici e nuove creazioni, ancora tessute a regola d'arte, sono svilite da una enorme quantità di tessuti, sempre a mano e con arte, ma sempre realizzati alla svelta e in materia scadente. Si raccomanda ironicamente di far bene attenzione a com'è il tempo, prima di uscire con certi vestiti... perché stingerebbero al primo acquazzone. Questi hanno il nome spregiativo e generico di Asivo o "stoffe di mercato", che si oppone all'insieme pregiato degli Afevo o "stoffe di casa". Il termine implica sia la casa del tessitore, cui si va direttamente per commissionargi l'opera, sia la casa di destinazione, da intendersi come "corredo familiare". Ovviamente, questa "casa" é anche patria, nel senso non statuale di Heimat, di lignaggio ancestrale.
Bibliografia e Web
NOTE
(1) Per la tecnologia culturale del telaio africano, o afro-telaio, tra gli Ewe del Ghana, leggi Jacquard, 47/2001 (#2 in bibliografia). (torna su)
(2) Per l'archivio Web dei tessili Ewe, vedi Afevo (#4 in bibliografia). (torna su)