Bici, Annunziata detta Suntina
(Ponte a Ema, FI, 1848 - 1944).
Ciclista, poetessa, stilista e inventrice.
Campagnola
di origini umilissime, dal minuscolo podere in Ponte a Ema, scendeva
a Firenze per i mercati di Rificolona in piazza SS. Annunziata. Conduceva un biciclo
stracarico di ortaggi, uova e pollame vivo di sua propria produzione.
Eccellente ingegno meccanico, attrezzò il suo biciclo
al trasporto dei carichi pesanti, per mezzo di attacchi metallici
da lei progettati e forgiati. Agli attacchi, applicava speciali
panieri di suo inteccio e invenzione. Per meglio pedalare senza
impaccio, trasformò il tradizionale costume campagnolo
in un'ampia gonna-pantalone, tessuta a mano in canapa locale.
Sopra, indossava un corpetto ricamato da lei stessa con motivi
ciclistici.
L'evento più celebre nell'oscura vita della Bici
è la sua gara con un marchese Pucci. Questo Pucci dimostrava
protezione per quei campagnoli che mercanteggiavano nella piazza
antistante la sua chiesa di famiglia: amava chiamarli "i
suoi meravigliosi contadini". Disapprovava "gli eccessi
del progresso", tra i quali annoverava il velocipede, specialmente
se montato dalle donne.All'Annunziata del 1900, come a tutte
le feste comandate, il Pucci si stava recando alla Messa in carrozza,
per il breve tragitto tra il palazzo in via Pucci e la piazza.
Il suo cocchiere minacciò con la frusta Suntina perché
il biciclo, a suo dire, gli ostruiva il passaggio. Lei reclamò
in modo beffardo, scatenando un alterco che attirò una
gran la folla fin dalla piazza: le liti di Suntina non erano
spettacoli da perdersi. La Bici non avrebbe mai ceduto il passo:
pedalandogli imperterrita davanti, rimbeccava il cocchiere con
battute sempre più pesanti. Resta memoria solamente dell'ultima
"O ci avessi su il marchese pure io?". Fu allora che
il Pucci in persona si affacciò dalla carrozza e appellò
tutti amabilmente alla calma. Suntina si fece immediatamente
da parte, affiancò la carrozza, salutò il Pucci
cerimoniosamente... e gli lanciò una pubblica sfida.
Gli propose di partire, in carrozza e biciclo da piazza Annunziata,
e di tornarci passando Ponte Vecchio e ripassando Santa Trinita,
senza danneggiare un pari carico in ortaggi. Il marchese accettò
con sorriso di paterna sufficienza: ci teneva alla sua fama di
nobile benvolo, inoltre era certo della propria vittoria. Ammise
soltanto malvolentieri gli ortaggi in carrozza, che infine gli
furono pesati in 89 libbre.La carrozza partì subito in
vantaggio ma dovette fare i conti con il traffico dell'epoca.
Sebbene le guardie di città e certi elementi servili tra
il popolo tentassero di ostacolare la Bici e di favorire in tutti
i modi il marchese, la carrozza si trovava ancora Oltrarno quando
Annunziata stava già in piazza e cantava vittoria improvvisando
ottave su ottave. La sua voce era ferma e potente, nononstante
lo sforzo della gara. Pare purtroppo, non ci sia documento neppure
di queste sue rime. Invece, la carrozza del marchese è
tuttora conservata in Palazzo Pucci (visibile attraverso le grata
dell'androne). Lo storico biciclo di Annunziata fu invece completamente
distrutto nel 1944 da un mezzo corazzato della Wermacht.
Donna di costumi liberissimi, la Bici non si volle mai
sposare. Come tutte le cicliste delle origini, fu inizialmente
oggetto di pesanti commenti maschili. Al riguardo dell'insolito
attrezzo che inforcava tra le gambe, era solita rispondere: "L'
è ma' duro i' mmi bbisciclo che i' ttu' cinci!" (è
più duro il mio biciclo che il tuo pene).
Dott. Ciclophilus,
giugno 1952
Piazza del centro di Firenze, già dei
Servi di Maria, poi dei Servi dell'Auto, prossimamente (forse)
Annunziata Bici.
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Foto
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