Bacio
Magnetico (1997)
dittico mobile di T.M.A.
tessitura di varie fibre e di asticciole in gomma magnetica
(riciclata da un portello di frigorifero)
"Prima di arrivare a definire i T.M.A. è bene ricordare
che, ai nostri giorni, il problema cruciale dell'arte è
proprio la cornice. L'arte infatti, non è riconoscibile come arte,
se prima non è stata definita da una qualche cornice: storica,
critica, espositiva ma, innanzitutto, fisica. Dato che l'arte
è (per sua definizione) una realtà separata, essa
ha bisogno di un limite
fisico che la segnali e la difenda nei
propri confini. La cornice è dunque insieme "baluardo
e carcere". Lucio Fontana affrontò questo problema
producendo i suoi "Teatrini", cioè delle cornici
che sostituivano un'opera assente.
Arrivando ai T.M.A. si potrebbe facilmente scambiarli per dei
"mini-tesssili", ovvero per quelle cosiddette "opere di arte
tessile in piccolo formato". Cioè, quei mini-tessili
che, oramai da decenni, infestano varie esposizioni internazionali,
esposizioni affollatissime, non già di pubblico, ma di
cosiddetti artisti tessili (con gran gioia degli affittacamere d'arte).
In generale, la cosiddetta arte tessile è una sottospecie
della cosiddetta arte contemporanea. Essa rivendica perciò
innanzitutto il privilegio di esercitare una sua creatività astratta (astratta innanzitutto da ogni artigianato). Perciò,
pur pretendendo una propria specifità (che di fatto, è
soprattutto di genere femminile) la cosiddetta arte tessile di sovente,
non è neppure tessile ma è solo meramente fibrosa
o, all'estremo, banalmente concettuale.
Comunque sia, l'arte tessile persiste scimmiottando i rituali espositivi
(e auto-referenziali) dell'arte in generale, tra i quali rituali
appunto, rientra la suddetta cornice: perciò, quanto più
leggero e spregevole sarà un mini-tessile, tanto più
pesante e preziosa ne sarà la cornice. I T.M.A. invece,
non hanno né possono avere alcuna cornice. Trattandosi
di opere magnetiche, essi aderiscono senza mediazioni al loro supporto
ambientale. Unica condizione è che questo supporto sia
di ferro. La scelta del supporto espositivo è così
limitata ma, d'altro canto, è pure illimitata: mobili per
ufficio, termosifoni, elettrodomestici, armature medievali, macchinari,
automobili, barche, aeroplani... siamo già mille miglia
lontani da ogni quadro da parete e dai suoi fratellini mini-tessili.
Quanto esposto può bastare, riguardo alla funzione dei
T.M.A. Per quanto poi riguarda il loro contenuto (che nell'arte
sarebbe la forma) direi che è francamente irrilevante:
può esserci dentro una mezza figura, una farfalla, un pesce,
una scrittura o magari una chiave vera e propria (di ferro), che
nondimeno è chiave di lettura. Infatti, questa chiave sta
legata con dei fili, quei fili stessi che legano visibilmente i magneti e (invisibilmente)
ogni altra figura o scrittura che può mai apparire alla
superficie dell'opera: fili, perciò, che sono la struttura,
struttura tessile, tanto antica che è quasi un'archetipo psichico,
che esercita perciò magnetiche attrazioni."
LG, Cogollo Welt Zentrum, Gennaio 2000
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