Ricevuto in
Marocco grande lezione di civiltà del traffico nel souq
medievale di Marrakesh, metropoli di Berberi inurbati con urbanistica
da accampamento. Pedoni, ciclisti, carri a somaro, carretti spinti
a mano e persino (udite udite!) i motorini. Tutti vanno (più
o meno virtualmente) a lavorare o a fare shopping ma nessuno
blocca il traffico e tutti lo sono. Tutti scorrono gentili e
a bassa velocità, in un tessuto urbano senza incroci cartesiani
tra le vie e neppure reticoli radiali.
La città è composta da piazze o piuttosto da angusti
ventricoli tematici come i vari settori di un ipermercato: il
souq dei pollaioli, tintori, bigiottieri, pellai, chincaglieri...
però qui ogni banco o bottega dei souq è formalmente
un impresa distinta. Ogni ventricolo chiostro è isolato
come un chiostro, con uno o due accessi, che si possono anche
chiudere di notte con appositi portoni.
I flussi principali che collegano i souq mai sono rettilinei:
si sono scavati a fatica un tracciato aprendosi brecce e precorrendo
gli anfratti tra un ventricolo e l'altro.
Consiglio vivamente (ma non è una novità) affittare
bici per 5 euro (incluse trattative inevitabili) e bici-derivare
psico-geograficamente per i vicoli del souq di Marrakesh a partire
dal mattino quando il traffico è minimo, a botteghe ancora
chiuse. Acquisire sicurezza nella guida e insistere nella ciclo-deriva
mentre il traffico via via si infittisce. Poi eventualmente arrendersi,
smontare e spingere a mano la bici.
Fa sempre piacere scoprire che il sistema dominante (in questo
caso: il sistema urbano) non è affatto l'unico, esistente
o possibile.
Raoul Vainbiken
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