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2003 Inaugura a Prato il Nuovo Museo del Tessuto Via di S. Chiara 24, 59100 Prato. Tel. 0574/611503. Lunedì-domenica 10.00 - 18.00. Ingresso 4 Eu intero, 3 Eu ridotto. Non è arrivata a TESSIMILIA alcuna segnalazione, oltre a questa di Ilona Sergiuch. La pubblichiamo integralmente, come al solito. Non lo facciamo solo per la Sergiuch (che è un'autorità nelle arti tessili) ma anche per chiunque abbia voglia di scriverci. Per ulteriori e più ufficiali informazioni, vedi al sito ufficiale del Museo: http://www.po-net.prato.it/tessuto Wm Gi |
Chi dice "Prato" (nel senso di città) dice "Tessuto" e non soltanto in Italia ma in tutto il mondo. Lo storico francese Braudel ha dedicato memorabili studi al modello pratese di produzione. E' un sistema che è partito dalle corporazioni medievali, ha attraversato l'industrializzazione per approdare oggi al mercato globale post-industriale. In questo suo percorso secolare, il sistema pratese non ha ancora perduto sua la particolare e parcellare organizzazione artigianale. Ovviamente il macchinario è oggi all'avanguardia e la produzione mira all'eccellenza. Oggi rimane soltanto il ricordo della famosa o famigerata "lana meccanica" o "rigenerata", che si otteneva riciclando lo straccio. Oggi l'alta moda si può forse progettare a Parigi ma si deve poi tessere a Prato: che sarebbe ancora insuperabile per tempestività, competenza e flessibile creatività...
Oggi sì... ma domani? Il famoso (o famigerato) G8 diventa G9 con l'aggiunta della Cina... La Cina è un colosso mondiale della produzione tessile e offre dei prezzi concorrenziali, rispetto all'Occidente e ai suoi costi (salariali, fiscali ed magari, di eco-compatibilità)... Peggio ancora (o meglio, a seconda dei punti di vista): ogni barriera doganale all'importazione dei tessili e dei tessuti dovrebbe crollare entro quattro anni...
E' vero che pure le barriere sulle importazioni agricole sarebbero già dovute crollare... Ricordate in proposito, Chirac? Le sue sparate ai popoli e governi africani? Si era all'epoca recente (e tramontata) dell' opposizione francese all'intervento in Irak... Le barriere sulle importazioni agricole si discuterannp tra 15 o 20 anni... queste barriere sono troppo comode per gli Europei e per i Nordamericani... e sono troppo scomode soltanto per i paesi del Sud... Questi Sudici o Sudisti (diciamolo: Terroni) non hanno neanche soldi da spendere per i nostri prodotti del Nord... La Cina però, è tutto un altro discorso... non si può invadere impunemente il colossale mercato cinese senza offrirgli una qualche contropartita... Inoltre, nei paesi del Nord, il tessile non gode di quelle protezioni (scandlose e governative), che hanno fatto diventare l'agricoltura europea (ma anche nord-americana) un settore iperprotetto... un settore, di fatto, all'antipodi del famoso e proclamato liberismo... Perciò le barriere all'importazione dei tessili crolleranno certamente molto prima di quelle sui prodotti agricoli.
In questo innegabile contesto, a Prato si inaugura un "Museo del Tessuto"... bellissimo però, dato il contesto innegabile... richiama alla memoria gli altrettanto belliisimi musei di Civiltà Contadine e di più remoti popoli estinti. Anche Hitler, del resto, aveva programmato (alla tedesca) un bellissimo Museo della sua personale Razza Estinta... Poi finì, con gli Ebrei, come si sa (sembra proprio che non debba mai finire)... Comunque sia l'etnologia viene sempre dopo l'etnocidio, proprio come un solenne funerale viene dopo un turpe assassinio (questo lo copio da Roger Jaulin, che è sempre più onesto tra gli etnologi)...
Comunque sia, di nuovo... qui i Pratesi trovarono dei fondi per il restauro di una cattedrale, industriale e dismessa: l'ottocentesca fabbrica Campolmi... Cattedrale a tutti gli effetti: per nulla nel deserto ma in pieno centro della città... in virtù della sua apposita sirena, la sua ciminiera era un campanile, scandiva i turni e i tempi quotidiani di tutti i Pratesi... Il che indubbiamente, bene o male, è cultura... Presenti all'inaugurazione del fabbricone riciclato in museo: il Presidente della Camera, On. Pierferdy Casini, il Sindaco di Prato, altri Notabili più o meno noti... ciascuno ha detto quello che ha potuto... Più sanguigno, il Carlo Pugi, Presidente del Museo,... scocca una freccia (velata) verso ll Pecci, museo pratese di arte contemporanea, del tutto estraneo agli interessi locali... Il Pugi ipotizza (altresì) origini etrusche del tessile pratese... Insomma: la cultura e la storia siamo noi... (Auto-storicizzazione a manetta, Guido Achille Cavellini docet)... ma la vostra cronista è pur sempre un'anziana situazionista... perciò, personalmente plaudo all'osservanza dello storico precetto "Scatenare l'inflazione ovunque!"... Almeno in questo aspetto, il museo non è troppo accademico... poi, ovviamente, il museo è pur sempre un "soggetto giuridico" (come insegna il Teodori al Museo del Somaro di Perugia)... perciò, una volta che s'è fatta la legge, sarà trovato subito l'inganno... accademico, certo, perché, insomma ci vogliono dei titoli... e a questi provvedono Baroni e Baronetti accreditati.
A parte il lavorìo (inevitabile) degli Esperti (accreditabili), la realtà materiale di questo Museo... dunque, scrivevo... non è puramente accademica... Perché ci stanno dietro gli ex allievi del Buzzi (Istituto Tecnico Periti Tessili), gente che poi, non si è mai laureata... Questi ex-Buzzi (come Associazione e, diciamolo, come lignaggio) hanno raccolto, tesaurizzato (e magari esposto al popolo, come e dove poterono e vollero) i piu disparati fammmenti di tessuti... si tratta di tessuti più o meno universali: dai copti ante-cristo ai pratesi pacchiani... (e questi si intendano nel senso migliore di: "campionari della ditta Pacchiani", fine XIX secolo).
Di conseguenza (spero che, almeno qualcuno mi segua)... l'attuale museo è su due piani, anche edilizi... Vediamo al piano terra dei pregevoli reperti di tessitura europea, medio ed estremo orientale (dal copto al medievale, al rinascimentale e via di seguito)... Trascurando ogni origine pratese, qui si offre una "Storia Evolutiva del Tessile"... che arriva a certe stoffe disegnate dal Giò Ponti, con civettuoli fasci littori... (del resto, da 'sto nome di Giò, non puoi pretendere più che da Gae... aulentissima che fiorisce in ver' l'estate)... Su questo piano (storico ed edilizio) si ammucchiano alla buona: tessuti, stampe, ricami e intrecci vari... ciò che importa è il Zeit Geist, come vederemo, insomma: quel famoso (e qui traduco) "Spirito del Tempo", che detta la moda fin dai tempi di Hegel (quasi tre secoli, mica bruscolini)... E va bene anche così, anche se, ciascun pezzo, da solo, meriterebbe una lunga contemplazione, più o meno studiosa... con o senza gli strumenti culturali (accademici, tradizionali o pure occasionali) di cui possa disporre ciascun visitatore... Se si trattasse soltanto di questo, cioè dell'indubbio valore culturale dell'oggetto, tanto varrebbe esporlo nella sala d'aspetto di una stazione... nessuno è più sovietico (o quasi), ma qualcuno ricorda quei capolavori dell'arte, installati nel metrò della cara e vecchia Mosca?... Invece oggi, in un ottica globale, le opere d'arte vanno concentrate in certi campi: i musei, che sono sottoposti a uno specifico regime (e vedi sopra, a "museo del Somaro")...
Chi visiti un odierno museo... certo che è odierno! perché anticamente, neppure esistevano... eppure c'era l'arte: come, meglio e più di oggi... No, guardate che non sono una conservatrice di destra: "Conservatore" è un funzionario di Museo... Scrivevo: Chi visiti un odierno museo, è deliberatamente immesso in un "percorso museale", da effettarsi più al trotto che di passo... Nel caso di Prato, sul piano della storia del tessuto, la classificazione è puramente temporale... Tempo al piano e piano al tempo: questa classificazione è ribadita da certi megaschermi... grandi fratelli didattici, che proiettano e lottizzano lo spazio in settori... impongono immagini (ad libitum del grafico di turno) appropriate all'epoca di turno... confermando che la storia del tessuto è a servizio degli storici dell'arte... perlomeno a livello accademico e museale (la realtà è, ovviamente, più sporca e godibile)... ma, limitandoci al livello teorico e museale, gli storici dell'arte, a loro volta, sono a sevizio dei cicli scolastici... Nell'incredibile mondo della scuola (dall'elementare all'universitario e via addottorando) sono istituiti corsi per classi di studenti... Da questi discende la classificazione: 1a A, 2a B, antichità, medio evo, età moderna (e se c'è tempo poi, contemporanea)... Hegel, Marx e Croce qui sarebbero di nuovo d'accordo (tra di loro e con le circolari del Ministero Pubblica istruzione)...
Per fortuna, nell'ex fabbica museo, sono previste installazioni mobili... Infatti, i tessuti qui sono rinchiusi dentro grandi teche mobili... sono come dei nomadi in roulotte, con illuminazione e apparati igrostatici
... autosufficienti, alimentati internamente da certe batterie... Per cui nulla vieterebbe di stravolgere l'attuale percorso, di sostituire i pezzi esposti, di proiettare altro sui megaschermi del grande fratello didattico... E tale sembra essere il programma del museo... Del resto, i Pratesi, sembrano essere capaci di tutto... inquietanti superuomini artigiani e nietzschiani, dunque: al di là del bene e del male...
Al piano superiore, c'è la storia del tessuto di Prato... La Storia è, come è noto, scrittura. Non c'è, in questa storia perciò, alcun documento delle origini rurali... o delle indubbie componenti proletarie... di questa redditizia attività del tessere, mani e piedi, con il corpo e il telaio... queste origini non sono rintracciabili, in quanto analfabete... Le tracce su carta di operai e contadini, sono, al massimo, condanne giudiziarie... La Storia del Tessuto Pratese non può cominciare perciò, su questo piano, prima di un certo documento autografo... illeggibile per noi ma oramai, super-interpretato... é uno scritto del celebre "Mercante di Prato": il famigerato Francesco Datini... ritenuto anche inventore dell'ancora più celebre "cambiale"... A parte l'invenzione, tutt'altro che sicura e certamente abominevole... qui direbbe, o quasi, Bertholt Brecht: "Sia pure lode al mercante dei panni... ma che sarebbe lui, il mercante, se non ci fosse neanche un tessitore?"...
Seguono altri scartafacci illeggibili, e ne lascio agevolmente il compito agli esperti... Eccetera et mirabilia (varie cose stupende)... ... ricordo vagamente molti vecchi macchinari... Ricordo soprattutto: certe forme in terracotta, su cui feltrare i fez, con cui Prato invase l'impero ottomano... Eccetera di nuovo (e mirabilia): l'antica macchina per follare quel panno che fornì i Mille delle camice rosse... si trattava certamente di uno stock, come quel panno (ugualmente rosso) che fornì di calzoni gli Zuavi, che schioppetavano ai garibaldini... un paltò di Curzio Malaparte (Pratesi entrambi, il Malaparte e ilpaltò)... foto listate a lutto di Togliatti, per un qualche oceanico corteo, politicamente super corretto... E poi, il trionfo lana meccanica , palingentica o rigenerata, con i suoi grevi panni "scozzesi" o "bicche bocche" (la versione Pratese della stoffa "kniker boker")... che farebero bava all'ultimo punk... Infine, le più recenti stoffe di pregio, tessute escogitando i più ingegnosi espedienti tecnologici... Per concludere davero: manichino di Woitila, con abito papale "made in Prato"... Su questo piano, bellissimo tutto, più il percorso che i singoli pezzi.... Proclamata è l'intenzione di documentare, nel presente e nel futuro, l'eccellenza tra le odierne produzioni dell'industria pratese...
Benissimo, ottimo!... é meglio che un museo del tessuto resti in mano ai tessitori (per quanto commerciali e industriali), piuttosto che in mano ai necrofili accademici... quei figuri che scoperchiano le tombe dei nobili per analizzare le mutande dei principi... Ma sarà così davvero???
Torniamo al G8 che diventa g9, con l'ingombrante ingresso della Cina... Prato è, tra l'altro piena di cinesi... credete davvero che si limiteranno a fare gli schiavi?... o non cercheranno anche di studiare (part time) i segreti tecnologici e manageriali del tessile?... Allora, addio Nini!... Prato potrà salvarsi come campus e centro di ricerca tessile... soltanto industriale? Speriamo di no.
Mi scuso per lo stile ma, ogni tanto, ci vuole
Ilona Sergiuch, maggio 2003