TESSIMILIA = tessitura a mano + ARTI TESSILI et SIMILIA
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<<< Tessimilia chiedeva notizie a chi avesse visto la mostra "Mari Capable, Africa - i tessuti parlano", al Museo Pigorini di Roma, fino al 30 settembre 2001. Qui sotto le risponde Eva Basile.
Qualche settimana fa sono andata a vedere la mostra "Mari Capable". Il clima largamente vacanziero ed il caldo opprimente amplificava una generale sensazione di 'sbracamento'. Innanzitutto il luogo: le algide e poco seducenti sale del museo Pigorini, all'EUR. Poi l'assoluta assenza di ogni materiale che documentasse la mostra, solo un bello striscione all'esterno e un tristissimo foglietto fotocopiato all'entrata. Niente catalogo, niente cartoline, niente, o quasi, libri di etnologia o arte sul tema. Una annoiata cassiera ed un sorvegliante, gentile, ed accaldato.
Salite le scale mi sono diretta verso la mostra: a sinistra vi erano i tessuti stampati, sulla destra i kente. Le sale erano molto gradevolmente allestite, e nelle due sale dedicate ai 'pagnes' era diffuso anche un piacevole odore di stoffa di cotone. Un profumo caratteristico emanato dalle pareti, interamente rivestite dalle variopinte stampe. Alcuni grandi pannelli spiegavano le caratteristiche tecniche ed antropologiche dei manufatti. Niente che non fosse, in realtà, già presente sul magro foglietto trovato all'ingresso o sul sito internet o ancora nei comunicati stampa riportati dai giornali.
Le sale dedicate ai kente erano incentrate sulla cultura Asante, o Akan. Allo sfarzo dei regnanti, il loro oro e alla diffusione di quel gusto fra le classi medie urbane. Erano in mostra moderni oggetti in argento placcato e fotografie.
Alle pareti alcuni splendidi tessuti a strisce. Belli, molto belli. Alcuni Asante ed altri Ewe. In seta, cotone, o tessute mescolando entrambe le fibre. Con strisce cucite a mano, accuratamente. Pezzi provenienti da collezioni private, romane e tedesche.
All'ingresso un pezzo di grande impatto. A ben guardarlo (il sorvegliante era poco attento...) si notava che era tessuto in un sol pezzo. Una specie di pseudo-tessuto a strisce. Che ne riproduceva i tipici motivi, ma ... prodotto con quale telaio? Da chi? Dove? Non è dato saperlo.
In una sala vi erano due larghi schermi. In uno veniva proiettato il video "Africa. I tessuti parlano", di M. Giovanna Parodi da Passano. Interessante, tanto che desideravo tenerne traccia; ma come ho detto, non vi era materiale a stampa. Di fronte scorrevano, sull'altro schemo, delle foto. Belle foto, di bella gente esotica. Tutto qui.
Sono andata allora a vedere la sezione africana del museo. Una serie di sale in cui sono conservati oggetti molto pregevoli e su cui esiste una piccola guida. La mostra ha un taglio interessante, più che di culture africane si parla dell'incontro fra le mentalità dei viaggiatori ed esploratori del sette-ottocento e le culture africane. Il museo ha fra le altre cose sei pezzi, notevoli, di ricamo in raphia arrivati in Italia già nel Sei-Settecento.
Il direttore della sezione, Egidio Cossa, è un esperto di Arte Africana. Tempo fa pubblicò un per la casa editrice Giunti un Art Dossier (n° 38, Firenze, 1989) sul tema.
Anche Parodi è un'esperta antropologa, che ha lavorato sulle culture del Ghana. Si direbbe che quello che ha prodotto per il museo è un riassuntino di quello che va facendo per l'università.
Ecco, la sensazione che ho avuto, è che questa mostra sia stata organizzata un po' alla buona, in fretta, con materiale raccolto di qua e di là.
Peccato, perchè poteva essere molto più interessante ed approfondita.Eva Basile, 15 set 2001
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