Il mio interesse verso "il
tessere e il filare" nasce dagli scritti di René
Guénon sul simbolismo della tessitura e dal fatto che,
secondo quanto raccontava in un suo breve articolo, i mestieri
derivati da quest'arte erano serviti come supporto per un'iniziazione
di tipo femminile (1). Navigando
alla ricerca di tracce di studi su queste tradizioni e pratiche,
ecco che appare "Tessimilia". Da uno scambio d'informazioni
con Luciano Ghersi è nata l'idea di lanciare un messaggio
per chiedere altri contributi su questo argomento: a quanto mi
risulta, la relazione tra la tessitura/filatura con la sua accezione
negativa, e la natura femminile, che è un aspetto simbolico
importante, e le pratiche iniziatiche connesse a questo mestiere,
non sono state sufficientemente studiate dal punto di vista tradizionale.
Guénon scriveva che il simbolismo
della tessitura in Occidente "sembra riferirsi più
che altro ai soli fili della trama, e il suo carattere "fatale"
si può in effetti spiegare con l'assenza della nozione
dell'ordito, vale a dire con il fatto che l'essere è considerato
esclusivamente nel suo stato individuale, senza nessun intervento
cosciente (per questo individuo) del suo principio personale
trascendente. Tale interpretazione, è d'altronde giustificata
dal modo in cui Platone considera l'asse verticale nel mito dell'Armeno
Er (Repubblica, libro X): a suo dire, in effetti, l'asse
luminoso del mondo è il "fuso della Necessità";
la Parca Cloto lo fa ruotare su se stesso con la mano destra,
quindi da destra a sinistra, che è anche il senso più
comune e più normale di rotazione dello swastica"
(2). Il fuso di Ananke è messo
in relazione con lo swastica e non con la "ruota"
figura del continuo mutamento e quindi dell'intera creazione
perchè la circonferenza che rappresenta il mondo manifestato
qui è lasciata intendere, quindi indica l'azione del Principio
Supremo nei confronti del mondo.
Platone nel mito di Er racconta che tre
donne sedevano in cerchio, ciascuna su un trono: erano le sorelle
di Ananke, le Moire. Lachesi cantava il passato, Cloto il presente,
Atropo il futuro. Le anime si presentavano prima a Lachesi dalle
cui ginocchia l'araldo aveva preso le sorti e vari tipi di vita
scagliandole addosso a tutti i convenuti, ciascuno sceglieva
quello che gli era caduto più vicino. Poi ci si dirigeva
da Cloto che confermava sotto il giro del fuso il destino assegnato,
toccava l'anima e, infine, la conduceva alla trama tessuta da
Atropo che rendeva inalterabile il destino una volta filato (Repubblica
X, 617-618). Una versione della loro nascita dice che furono
generate dalla Notte e da Erebo (un luogo situato al centro della
terra e comunicante con l'Ade); vivevano in una grotta del cielo,
presso un candido lago alla luce della luna (Inni Orfici
59,2). La Pizia affermava che le Moire non erano figlie di Zeus,
ma nate per partenogenesi dalla grande Dea Necessità,
chiamata la possente Moira, alla quale tutti gli dei sono sottoposti.
Ma si racconta anche che Apollo per far ottenere ad Admeto un
destino diverso da quello degli altri mortali, ubriacò
le Moire, riuscendo a confonderle.
Oltre alle Parche, sono tante le dee
e le figure mitiche femminili, che si occupano della filatura/tessitura
o che hanno come attributo il fuso. Tessere e filare erano simboli
di divinità lunari, tutto ciò che accadeva sotto
il loro dominio era sottoposto alle leggi del divenire, della
morte, del cambiamento. Si racconta che Atena, inventò
arti e tecniche sconosciute prima di lei, in particolare tutta
l'arte della lana, filarla con il fuso e poi tesserla. A lei
viene rivendicato il merito di aver aiutato e salvato molti eroi
durante le loro imprese alla conquista dell'immortalità.
Nell'Odissea, di cui è noto il carattere iniziatico del
viaggio, è lei che favorisce il ritorno di Ulisse a Itaca;
così come aiuterà Eracle nelle sue "fatiche",
ed è grazie alla dea che entreranno nell'Ade e ne usciranno
dopo aver portato a termine il loro compito. Quando i compagni
di Ulisse si fermarono davanti alla casa della maga Circe, circondata
da lupi e leoni addomesticati "che lei stregò, con
funesti farmaci", videro la dea che "cantava e tesseva
una grande e immortale tela, come sono il lavori delle dee, sottili
e splendenti e graziosi" (Odissea, X, 213-222). Circe
sta tessendo la "trama" ad Odisseo con la quale lo
farà regredire ad animale, ma gli viene in aiuto Ermes,
simbolo del "mondo intermedio", che gli indica come
stabilire un patto con la dea; infatti si unirà a lei
(il principio femminile), e proprio in virtù di questo
"patto e unione" Circe, qui chiamata "dea luminosa",
lo aiuterà nella sua discesa agli inferi.
Arianna a Cipro e a Delo era venerata
come Arianna-Afrodite, quest'ultima era dea della vita e della
morte. Mentre Teseo entrava nel labirinto per affrontare il Minotauro,
Arianna tesseva e l'eroe "volgendo in gomitolo il filo che
Arianna gli diede, poté con l'opera di lei guadagnare
l'uscita che nessuno prima aveva trovato" (Ovidio, Metamorfosi
8, 173-174). Questa uscita dal labirinto, il cui percorso rappresenta
lo "stato di erranza" dell'essere sulla terra e nel
ciclo delle rinascite, è quella che va verso gli stati
soprannaturali (3): Teseo, narrano
i miti, era simile agli immortali.
I miti suggeriscono, attraverso la corrispondenza
analogica, fondamento ed essenza stessa di ogni simbolismo, che
la vita (tessere il filo) si forma da un principio femminile,
la cui lunghezza ha un limite già deciso (Atropo lo recide),
e la trama è la pluralità dei destini e la parte
che ognuno è chiamato a compiere (la moira). Sia il destino
sia la moira non vengono scelti in maniera cosciente, le anime
infatti scelgono ciò che gli è caduto più
vicino, a questo mito viene attribuito un'accezione negativa,
fatale e necessaria perché le Moire sono potenze cupe
e Ananke rappresenta la Necessità. Questo principio femminile
che domina e organizza gli eventi ha i suoi ritmi e cicli: Penelope
tesse la tela di giorno e di notte la disfa e il fuso gira su
se stesso in circolo.
Anche nel folklore troviamo una moltiplicazione
di mitiche figure femminili imparentate con la filatura. Sono
figure con un carattere rituale, spesso immaginate maligne o
vecchie, che compaiono in determinati periodi: comandano gli
elementi, in particolare all'acqua e all'aria. Esse tutelano
o spaventano le filatrici e puniscono quelle pigre. Anche qui
è rilevante l'aspetto fatale della filatura: si credeva
che esercitasse un'azione pericolosa quando veniva eseguita in
determinati tempi e situazioni: bisognava filare in uno spazio
di tempo limitato; era vietato filare sulle strade o portare
scoperti i fusi per timore di danneggiare i raccolti. Oppure
era vietato filare il giovedì, il venerdì e il
sabato sera o l'ultimo giorno di Quaresima, che cade sempre di
sabato (4).
Queste figure mitiche, con tutte le varianti
europee, sono personificazioni di un aspetto della Natura, vista
come il regno degli esseri generati e quindi destinati a morire.
Sono figure che con differenti maschere uscivano dai loro regni
sotterranei nel periodo di transizione tra il vecchio e il nuovo
anno considerato come un rovesciamento dell'ordine consueto e
seguito dall'irruzione del caos primordiale. Molte di queste
figure apparivano durante le misteriose dodici notti che vanno
da Natale all'Epifania, quando il sole inizia la sua lenta risalita.
In quei giorni la presenza del divino si avvertiva più
vicina, si raccontava che accadevano "prodigi", apparivano
i morti, gli animali parlavano, i fiori sbocciavano sotto la
neve. Gli innumerevoli riti, che si compivano durante i solstizi,
rappresentavano la morte del vecchio anno che portava al suo
interno i semi grazie ai quali la stessa figura (la Vecchia)
sarebbe riapparsa nelle vesti di giovane. Immagini che ricordano
il principio di Demetra e sua figlia Persefone.
Guénon sottolineava che "per
comprendere in modo adeguato il significato di questo simbolismo,
occorre anzitutto rilevare che l'ordito, formato dai fili tesi
sul telaio, rappresenta l'elemento immutabile e principiale,
mentre i fili della trama, che passano tra quelli dell'ordito
in virtù del movimento della navetta, rappresentano l'elemento
variabile e contingente. L'intersezione di questi due fili forma
la croce. La linea verticale rappresenta il principio attivo
o maschile (Purusha), e la linea orizzontale il principio
passivo o femminile (Prakriti) "(5).
Dunque la trama è l'insieme degli eventi che si producono
in ciascun mondo per ogni essere e l'ordito è il suo principio
trascendente, in quanto proiezione diretta del Sé principiale,
ed è anche il legame tra tutti i mondi in cui si manifesterà.
Secondo la dottrina indù, la prima di tutte le dualità
cosmiche è Purusha l'essenza e Prakriti
la sostanza, rispettivamente polo maschile e femminile dell'Essere
stesso. Dall'influenza non agente dell'essenza sulla sostanza
ha origine tutta la Manifestazione universale. L'acqua è
ritenuta l'ambiente originario degli esseri: Prakriti
è le Acque Primordiali, è Maya, "madre
di tutte le forme", matrice (mater) dell'universo, quindi
di tutti gli esseri che si manifestano nel samsara. "La
vita e la morte sono prodotte entrambe da un potere unico nella
sua essenza, ma duplice nella sua manifestazione"(6).
E' possibile sfuggire alla "generazione" e "distruzione"
cui tutti gli esseri sembrano "fatalmente" sottoposti.
Uscire dal samsara è paragonato al mozzo della
ruota di un carro, cioè a un asse fisso intorno al quale
ha luogo la rotazione o il mutamento delle cose contingenti e
corrisponde alla "porta assiale" del sole nel solstizio.
Ritornare al Principio di tutte le cose, cioè a quel Uno
che nella sua infinità non può essere caratterizzato
da nessun attributo positivo, significa percorrere il cammino
inverso a quello della manifestazione o delle nascite, significa
"rinascere dall'Acqua": si nasce e si esce attraverso
questo principio e sono molte le pratiche di liberazione legate
alla Shakti (il principio femminile) del Dio. Atena, Arianna,
Circe sono i differenti volti dello stesso principio femminile,
visto non solo nella sua forma benefica. Nel Cristianesimo, c'è
un parallelismo antitetico tra Eva, madre dei viventi e Maria,
"Porta del cielo": si nasce attraverso Eva e ci si
redime attraverso Maria colei che intercede per tutti, la Possibilità
Universale; san Germano da Costantinopoli le parla così:
"da te (Vergine) è fiorito l'albero della conoscenza
della vita che dona l'immortalità".
I miti sono racconti simbolici incorporati
e attualizzati nel rito. La domanda finale è: se il rito
iniziatico era legato all'esercizio di un determinato mestiere
inerente alla natura dell'individuo, che tipo d'iniziazione competeva
alle donne, ovviamente qualificate per riceverlo, il cui mestiere
era tessere e filare? Tra le grandi monache egiziane del periodo
dei Padri della Chiesa, Alessandra "reclusa" chiudendosi
al mondo per dieci anni si era portata solo la conocchia e una
provvista di lino per filare. Forse il filare era il supporto
alla sua meditazione. Ritornando all'inizio di queste pagine,
rilancio la domanda:
esistono studi con un punto di vista tradizionale su questo argomento? Conoscere anche un solo tassello dei misteri
di lassù non significa forse riceverne una piccola influenza
benefica?
Miriam Alessandrina
1 - Cfr.
R. GUÉNON, Studi sulla Massoneria, Basaia Editore,
Roma 1983, p. 92
2 - R.
GUÉNON, Il Simbolismo della croce, Luni, Trento
1998 , p.105, nota 1
3 - Cfr.
GUÉNON, Simboli della scienza sacra, Adelphi, Milano
1997, cap. 29
4 - Cfr.
R. BATTAGLIA, La vecchia con il fuso in I giorni del
magico, a cura di G.P.Gri - G.Valentinis, Gorizia 1998, pp.
116-132
5 - R.
GUÉNON, op. cit., p. 100
6 - R.
GUÉNON, op. cit., p.128