Pubblicato
su ARTITERAPIE n. 5/6 2008 anno XII con il titolo redazionale
"La tessitura:
del ricostruire se stesso"
Premesse teoriche
L'intreccio del tessuto è metafora dell'Anima, del Corpo, del Cosmo, e di molteplici complessità. Per lo meno, ciò è apparso sempre ovvio a tessitori, poeti, filosofi e, in generale, a tutti quei popoli che siano in contatto diretto con la tessitura. Perciò un'esperienza tessile farebbe bene a tutti: oltre che darci una qualche abilità, può pure orientarci in campi cruciali della nostra esistenza. Operando in un paese industriale e perciò, tessilmente deculturato, ogni esperienza tessile va riproposta a partire dai gesti più elementari (1). Tenere in mano un filo, infilarlo, farlo scorrere, torcere, incrociare, annodare... non sono operazioni primordiali ma strutturate durante millenni di evoluzione. Da tali operazioni scaturirono i pensieri, sempre più complessi, su percorsi e dinamiche del filo: gli stessi pensieri che poi si applicarono ai concetti dell'Anima, del Corpo, del Cosmo (eccetera),
I Greci ricorsero al filo delle Moire (in Latino: le Parche) per rappresentare il destino individuale dell'uomo. Platone formalizzò filosoficamente questo mito nel X Libro di Repubblica (2). Analogamente, l'intelletto divinizzato in Athena (in Latino: Minerva), sconfisse e sostituì la tessitura umana e troppo umana di Aracne... trasformandola e degradandola a un livello puramente animale. Così l'anima europea si astrasse sempre più da proprio corpo (3).
Altra faccenda in Africa dove, presso gli Asante (Ghana), il dio della saggezza è rappresentato come un animale: Ananse, che è ragno come Aracne e c'è pure una certa omofonia tra questi due nomi. Nella complessa cosmologia dei Dogon (Mali), il mondo è organizzato dal tessuto-testo linguistico che esce dalla bocca del telaio primordiale, una bocca fornita di denti, lingua, mascelle (4). Persino nella lingua (lingua!) italiana, due termini tecnici della tessitura sono ancora la "bocca" dell'ordito e i "denti" del pettine invece, gli Ewe (Ghana e paesi limitrofi) li chiamano "occhi".
Anche le Scritture dell'India ci offrono varie letture tessili dell'Umano e del Cosmico, a cominciare del celebre velo di Maja, poi riciclato filosoficamente da Schopenauer (5).
Una buona collezione globale di storie e di miti sul tessile che, in genere, includono referenti archetipali, è accessibile su Internet nella sezione che sito Mything Links ha dedicato alla tessitura. Qui troviamo il divino animale che è il Ragno; maschio o femmina, secondo i paesi e loro relative attività di genere (sesso), eternamente occupato nelle sue tessiture (6).
Insomma il filo è metafora dell'Anima (eccetera) o viceversa, ma è pure metafora in sé: materialmente, il filo col-lega entità distinte e distanti. Così, il filo è forse, la matrice concreta di qualsiasi metafora astratta. Poi, collegando vari fili tra loro, in una rete, un feltro o un tessuto, si otterrà una suprema meta-metafora.
A partire da tali ambiziose (e tendenziose) premesse teoriche, si costruisce concretamente una casa per l'Omo Ragno, che e il più umano e simpatico super-eroe, con la sua inevitabile identità segreta. Ma è ormai chiaro il Ragno è una identità sopita in tutti noi. E, infatti, il nostro eroe, qui lo si chiama "Omo" invece che Uomo, non soltanto perché la sua casa si costruisce in area fiorentina, dove gli uomini si dicono "òmini", ma pure in assonanza al termine specifico di Homo Sapiens, anzi: Homo Textilis, per meglio definire: "Sembra proprio che il tessuto sia la struttura tipica dell'uomo (...) Può darsi che l'umanità abbia prima imparato a tessere e dopo soltanto, per via di astrazione, a pensare e a parlare. Comunque sia, nella tessitura s'intesse uno dei legami più stretti tra Homo Sapiens e Homo Habilis." (7)Il progetto concreto
"La Casa dell'Omo Ragno" è un progetto realizzato contemporaneamente in due diversi Centri di riabilitazione e socializzazione occupazionale per Disabili vari, nei quali io mi trovo ad operare con il ruolo di "Tecnico di Tessitura" (8). Devo ammettere che il nome e l'obiettivo di tutto il progetto sono stati improvvisati in corso d'opera. Avevo da rispondere a domande più che ragionevoli dei miei Utenti, coinvolti al lavoro di uno strano e caotico intreccio che, certamente, non era la sciarpa, il cappello, la borsa o il tappeto, che sono i normali obiettivi dei nostri lavori di tessitura. Mi chiedevano; insomma: "Che cosa ci fai fare? Poi che cosa viene fuori?" Fu un'illuminazione, come suol dirsi: "Ma stiamo tessendo una casa per l'Omo Ragno!" In sé, tale obiettivo non apparve più assurdo dei consueti cartelloni e addobbi collettivi, cronicamente inflitti agli Utenti in previsione di primavera & pasqua, estate & vacanze, autunno & castagne, inverno & natale. In più, nel progetto, entrava in gioco il personaggio mitico-cinematografico dell'Omo Ragno: "Gli sarebbe piaciuta la casa? Cerchiamo di non scontentarlo!"
La Casa è composta da pannelli della stessa dimensione (modulari), che intessiamo separatamente entro delle cornici di recupero, reperibili molto facilmente. Sono di telai di letto, rottamati, dai quali ho estratto la rete metallica per utilizzarne solo la cornice. Per montare insieme la Casa, si congiungono i pannelli per mezzo di comuni fascette di plastica, che stringono insieme i tubi di cornice, e si ancora al suolo la base con dei picchetti. Ciò si fece agevolmente in occasione di feste nei Centri e di esposizioni pubbliche, non connotate per disabilità. Con quanti più pannelli disponibili, la Casa si ingrandiva tanto più. Il pubblico ci entrava e ne usciva, alquanto interessato e divertito, spesso convinto di aver visitato un'opera d'arte contemporanea. In effetti, e di norma, si espone assai di peggio, assai meno divertente e interessante (9).
Con le prossime installazioni, si intende esporre e proporre la Casa come "work in progress". La Casa è, infatti, un lavoro lacunoso e mai finito: si può sempre aggiungere qualche elemento nell'intreccio dei muri. Saranno gli Utenti a dare l'esempio e a guidare da Esperti il pubblico "normale", coinvolgendolo a collaborare. Questa interazione, che sembra eccezionale, non è difficile da realizzare, dato che molti Soggetti, normalmente impacciati all'interno del Centro, dimostrano insperate competenze e abilità, non appena si trovino in situazioni pubbliche. In più, qui, non faranno esibizioni "senza rete": li rassicura un diaframma protettivo che è l'asse strutturale di questa attività, e che ora mi appresto a descrivere.
Come si opera
Per costruire un pannello della Casa, propongo agli Utenti di riempire il telaio del letto con delle fibre: è come impagliare una sedia ma con grande libertà di improvvisare intrecci, materici e cromatici. Intessiamo tanti fili disparati: di lana, di cotone... anche fili elettrici. Intessiamo anche cordami, nastri di seta, reggette da pacchi, tubi flessibili per impianti elettrici, gomme da bici... qualsiasi fibra e qualsiasi materiale appena vagamente tessibile e, normalmente, sempre di recupero. Irretiamo pure vari oggetti e/o feticci, come mosche catturate dal Ragno... in effetti, questa tela è Casa sua.
Per intessere il pannello, dispongo la cornice del letto di taglio fra una o due coppie di Utenti, o anche tra coppie formate da un Utente e un Operatore. Con divertita complicità, le coppie in azione si passano il filo a vicenda, attraverso il diaframma del telaio, che va sempre più addensandosi, fintanto che il pannello si consideri finito.
Ciò crea un setting interattivo piuttosto intrigante, sia per gli Utenti sia per gli Operatori... In genere siedono ma, a chi non ce la fa, è consentito di lavorare in piedi. Accade pure che un Utente lavori al pannello individualmente e di propria iniziativa, oltre l'orario istituzionale del laboratorio.
Nel laboratorio all'interno del Centro, la Casa ha dapprima costruito un sub-ambiente piuttosto informale e divertente: pareva che lì si potesse intervenire senza assumersi troppe responsabilità. Ogni mossa appariva permessa, non sembrava possibile l'errore (cui segue frustrazione per la tua incapacità). Qui bastava agglomerare un filo qualsiasi, senza obbedire a perimetri di forma e di colore. Nella Casa, si interviene di passaggio, avendone voglia, per conto proprio e senza controlli di qualità. Oppure, si ha l'ambìto privilegio di un Operatore a disposizione, che ti si dedica completamente, accompagnando ogni singolo tuo gesto. Si assapora l'ebbrezza perversa dell'assistenza totale, impotenza e potere assoluto. Non abbiamo alcuna forma da esprimere, non abbiamo alcun disegno da raggiungere, solamente costruiamo a poco a poco, con i gesti più elementari che mai ci riesca a formulare. Eppure, così costruendo, possiamo formulare nuovi gesti, appena più ordinati e complessi, che poi ci consentono più ordinati e complessi pensieri (sempre utili in qualsiasi situazione).Non appena sia possibile, si richiede di usare ambo le mani, con l'obiettivo di dare una certa tensione al filo lanciato. Si scoraggia la timida estrazione del filo eseguita con brevi gesti contratti, invitando estendere il braccio, magari con il comando enfatico di: "Mani in alto!" In effetti, costruendo questa Casa, si forma un codice ideogrammatico per designare ogni gesto operativo con locuzioni quanto più concrete, corporee e, possibilmente, pure suggestive. Così "Sali e Scendi", piuttosto che "Sotto e Sopra". In caso di scarsa concentrazione, o anche per mero divertimento, l'Utente può apprezzare un reiterato ed enfatico incoraggiamento a base di "Piglialo!" e "Ficcalo!" (con più o meno consci sottintesi freudiani) (10).
Oltre che manipolare vari materiali, applichiamo informalmente varie tecniche: tessitura, cucito, ricamo, nodi ed intrecci. Oltre che esercitare la manualità fine, il filo qui esercita la mente ad orientarsi nello spazio labirintico del campo di lavoro.Il setting triangolare
Il lavoro è anche stato proposto su tre diverse brande contemoraneamente, disposte a triangolo, sostente da tubi di gazebo e fissate provvisoriamente con dei pneumatici da bici. Questo tipo di setting è stato escogitato per lavorare nelCentro che non dispone di uno spazio permanente ed esclusivo per la tessitura. Per non clasciare ingombri, al temine di ogni sessione di tessitura, il triangolo di brande si apre ad un vertice, si ripiega, si appiattisce e si accosta a una parete. Questa operazione si svolge con la collaborazione degli Utenti. La stessa collaborazione è richiesta all'inizio di ogni sessione di lavoro, per l'operazione inversa di montare il triangolo. In queste operazioni, ciascuno è responsabile di sostenere un vertice... altrimenti crolla tutto. Mi è pure capitato di arrivare nel Centro e trovare gli utenti già occupati a montare il triangolo per conto proprio.
Il setting triangolare instaura un "interno" e un "esterno" tra le postazioni di lavoro. La postazione interna, protetta, è prediletta da certi Soggetti. Risulta invece utile per "concentrare" i più distratti. Questi ultimi accettano di essere "messi dentro", con l'esplicito invito di "andare in galera"... rassicurati dalla consapevolezza che l'evasione è facile e tollerata.Osservazioni sull'operare
Ho verificato che non esistono limiti al coinvolgimento in questa attività: per quanto grave sia l'insufficienza (fisica e/o psichica), è sempre possibile ottenere dall'Utente concentrazione e una qualche prestazione, calibrata alla sua abilità ma che insieme lo stimoli a raggiungere un livello, sia pur minimamente, superiore. D'altra parte, i più abili saranno stimolati e provocati ad avventurarsi in prestazioni leggermente più complesse di quante già adempiono con facilità.
All'inizio, alcuni Soggetti neppure identificano il tracciato che stanno eseguendo con il filo. Addirittura, rilanciano il filo a ritroso: esattamente nel medesimo varco dal quale gli è appena arrivato, non rendendosi conto che stanno s-filando, invece che in-filare. Altri infilano direttamente dal capo un filo lunghissimo, non avendo ancora appreso che basta ripiegarlo e infilarlo per il cappio che si ottiene.Quando i varchi nel pannello sono ampi a sufficienza, ci si passa un intero gomitolo invece che un breve segmento di filo; ciò impone un controllo manuale del gomitolo, che altrimenti gli si srotola ed assume una coda troppo lunga. Quando i varchi si sono ormai ristretti, si utilizzano dei bastoncini forati come degli aghi enormi, impugnabili o, almeno, afferrabili anche da Soggetti capaci di infima abilità manuale. Infine, non si annoda più nemmeno il filo sull'ago: si cerca di scorrere gradatamente la gugliata del filo, sicché che la coda non divenga troppo lunga da finire imprigionata nel pannello, né troppo breve che sfugga dall'ago... e si scopre il segreto del cucito.
All'interno dell'obiettivo strategico di riempire il pannello (nonché del progetto totale della Casa), si arriva a suggerire obiettivi tattici in determinati settori di un pannello: operare tracciati, campiture, addensamenti, rammendi di lacune, toppe di stoffa, attracchi di oggetti racchiusi entro bozzoli. Invertendo il verso del filo, si possono aprire nuovi varchi inaspettati. Si assecondano pure, però, le improvvisazioni, si indovinano oscure fantasie progettuali.
Soprattutto, occorre vigilare sull'insorgenza di gesti automatici, inconsapevoli e approssimati... Sarebbero re-azioni altamente comprensibili, dato che l'Utente è diretto e contenuto nel Centro al di sopra della propria volontà. In caso di rifiuto, lui sa bene escogitare adattamenti secondari: dimostrando quel minimo di operatività che gli assicuri un quieto estraniamento da un ambiente nel quale si vede costretto. E' un ambiente segregato, che non è sempre piacevole: per i suoi implacabili rituali, le sue norme... e per il micidiale cocktail caratteriale della concentrazione artificiosa di vari Soggetti, variamente inadatti agli ambienti "normali" (11). Dall'altra parte (della barricata), l'Operatore sta qui per operare e per ingegnarsi a sedurre l'Utente in qualche effettiva cooperazione, che estenda il raggio della sua abilità... o che pure riveli l'Utente già realmente più abile di quanto lui stesso voglia dimostrare, con le sue inveterate strategie di adattamento.
Tra i due lati del pannello, un dialogo rimbalza insieme con il filo. E' un dialogo che può richiamare, in maniera sinistra, la classica griglia del confessionale o il colloquio carcerario tra Libero e Detenuto. In generale però, qualsiasi rapporto frontale tra individui è sempre mediato da un filtro condiviso, che funziona da ponte e da protezione. Nel caso (o meglio: nella Casa) dell'Omo Ragno, persino due Utenti cronicamente conflittuali nella routine quotidiana del Centro, si possono affrontare e confrontare collaborando piacevolmente, magari improvvisandosi persino nei ruoli inaspettati di Fratello Minore e Maggiore (Apprendista e Maestro).Conclusioni
In conclusione, ritengo la Casa un progetto replicabile ed altrettanto valido che i classici setting, terapeutici e ribilitanti, costruiti su discipline artistiche o artigianali più tradizionali. Ritengo che uno Psicoterapeuta, o Educatore, assai più formato che un semplice Tecnico di Tessitura, qui possa giocare molte buone carte, inquadrando il suo intervento in più ortodosse strategie. "Nessuno è perfetto, siamo tutti disabili in qualcosa..."(12).
Note(1) "afabetizzazione tessile in LG; Il Telaio: da feticcio antiquariale a strumento di arte pubblica. In AA. VV.; Tessere a mano; Edizioni Università degli Studi di Camerino; Camerino 1999. Idem su
http://www.hypertextile.net/ghersi/perf-int/var-it.html(2) Citato pure in Miriam Alessandrina; Tessere e Filare in http://www.hypertextile.net/tessimilia/cultura/mir_ales.htm
(3) Vedi pure LG in AA. VV.; Un filo di pensiero anzi: due. Su http://www.hypertextile.net/tessimilia/cultura/rigotti.htm
(4) Marcel Griaule; Dio d'acqua, incontri con Ogotemmeli; nuova edizione italiana Bollati Boringhieri; Torino 2002.
(5) Vedi Corde e Marionette in Mircea Eliade; Mefistofele e l'androgine; Edizioni Mediterranee; Roma 1995.
(6) http://www.mythinglinks.org/ct~weaving.html
(7) LG; L'essere e il Tessere (2.2); Loggia de'Lanzi; Firenze 1996.
(8) Il Centro "Istrice" della Coop. Sociale CEPISS a Scandicci, e il Centro "La Riforma" a Firenze. In ciascuno di questi due Centri, costruiamo i pezzi della Casa, a fianco delle altre attività tessili e tessimili, con differenti telai a mano e altri strumenti non tradizionali , come la BrandaMaglia, che tra l'altro ha fornito le basi materiali (le brande) per costruire la Casa dell'Omo Ragno. Su BrandaMaglia, vedi LG; BrandaMaglia, da come si smonta una branda a come si monta una maglia; Stampa Alternativa; Viterbo 2005.
(9) Comunque sia, la Casa sarà ammessa nella 3a Biennale Fiber Art al Centro, Amelia TR, Luglio 2006.(10) Nomenclatura tessile-corporea anche nelle culture tradizionali: "Così per gli Ewe africani. "il pedale è una leva azionata dal piede, (... è) chiamato afoke da afo,"piede", e ke, "aprire". Nel nome afoke , compare lo stesso elemento ke, "aprire", che si ritrova in kete, nome proprio dei tessuti Ewe. Letteralmente, kete significa "aprire-battere", perché un tessuto si fa con i piedi che aprono (orditi) e le mani che battono (trame). L'antichità del termine kete in lingua Ewe è dubbia (...) ma anche se kete fosse un neologismo dovuto a rivalità culturali, chi lo avrebbe coniato non badò all'aspetto visuale del tessuto. Fu invece impressionato dai gesti indispensabili alla sua composizione, dalle azioni che poterono animarlo. In sostanza: dall'aspetto più umano del tessuto." In LG; Piedi che aprono, mani che battono, il tessuto secondo gli Ewe; Jacquard - Fondazione Lisio, 47/2001. Testo integrale su http://www.hypertextile.net/ghersi/afro/piedich1.htm
(11) "Qui perciò, l'istruttore di tessitura ha un implicito ruolo da agente di custodia". LG; Operatori e Operati Sociali, tessereAmano, Coordinamento Tessitori 6/2002. Idem su http://www.hypertextile.net/ghersi/testi/operat.htm .
(12) LG; Note psico-pedagogiche di un Incompetente. Su http://www.hypertextile.net/ghersi/disabili/intro.htm .
CVLuciano Ghersi
Autore di tessuti a mano per gallerie e musei di arte contemporanea e del libro "L'Essere e il Tessere, filosofia e arte della tessitura" (distribuito on-line su http://www.hypertextile.net/ghersi/shop.htm). Ha diretto laboratori tessili in ìstituti accademici, centri per Disabili, centri Artigianali, anche in India, Germania, Sri Lanka, Ghana, Norvegia e Rifugiati Saharawi. Tutor gratuito in Tessere Liberi, laboratorio autogestito in CPA Firenze-Sud http://www.cpafisud.org . Research Assistant in Blakhud Research Centre (Ghana). Dottore in filosofia.
Blog http://lucianoghersi.blogspot.com ; Sito Web http://www.hypertextile.net
Didascalie alle immagini1A CARTELLA DI FOTO
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Lavoro in gruppo di 3 Utenti con 1 Operatorecouple2_04.JPG
Lavoro in coppia di utenti carrozzati.
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Particolari di attività manuale.detail23.JPG
Dettaglio di pannello intessuto con stoffe lacerate, manicotti isolati per tubi idraulici, fili di vari colori roccati tutti insieme per ottenere maggiore resistenza, spago, fettucce in maglia, ecceteradetail1_09.JPG
Dettaglio di pannello intessuto con inserti di legno colorato, ovvero rifiuti di falegnameria.detail05_3.jpg
una angolo di pannello intessuto con nastri di pizzo e tulle, pneumatici da bici, filo, spago e nastri vari, stoffe lacerate ecceterapanel58.jpg
visione d'insieme di un pannello. Sul margine destro: tubo grigio per condutture elettriche (forassite).install05.JPG
prima Installazione della Casa, a 2 ingressi e con soli 5 pannelli.installFier_1.JPG
seconda Installazione della Casa, a 1 un ingresso con porta a due ante e 8 pannelli.project1.jpg
progetto di installazione a 1 ingresso con 8 pannelliproject2.jpg
progetto di installazione a 1 ingresso con 14 pannelli2A CARTELLA DI FOTO
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Due Utenti lavorano in piedi, uno all'esterno e l'altro al'interno del setting di brande a triangolo.ORrif_2.JPG
Altri due Utenti lavorano in piedi, uno all'esterno e l'altro al'interno del setting fdi brande a triangolo.ORrif_3.JPG
Altri due Utenti lavorano in piedi, uno all'esterno e l'altro al'interno del setting di brande a triangolo.ORrif_4.JPG
Pannello con inserziontessile di componenti dei vecchi computer rottamati dal Centro (mouse e cavi).ORrif_5.JPG
Pannello con inserzione tessile di cordoni per tappezzeria (materiale di reupero).ORrif_6.JPG
Un sorriso oltre la rete.ORrif_7.JPG
Altro sorriso oltre la rete.
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