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Un Telaio Didattico

Il telaio (come il fuoco e forse prima) è un'antica conquista dell'umanità. Ne ha poi talmente condizionato l'evoluzione culturale, che si può considerare il telaio come un elemento essenziale del patrimonio genetico umano. Le strutture dei miti, i concetti metafisici, persino le ipotesi scientifiche, qualsiasi pensiero utilizzerà sempre qualche metafora che rimanda al telaio.
Lo spirito non deve vergognarsi, quando scopre di essere figlio di un corpo al lavoro, con le macchine e i materiali della natura. Potrebbe accettarlo come miracolo.

Un telaio didattico non è quel telaino che può scampionare le più varie armature dei tessuti. Questo insegnamento sulle armature può essere buono per periti tessili, che non avranno mai bisogno di tessere a mano. Infatti i telaini da campioni non fanno altro che simulare un lavoro meccanico. Sono già stati sostituiti dal computer.
Un telaio didattico invece, è quel telaio che insegna come si fa a tessere a mano. Perché mai si dovrebbe insegnare come si fa a tessere a mano, oggi che ci sono tante macchine? Appunto, ma non solo per questo.
Chi studia il violino non diventa per forza un violinista ma, per lo meno, capisce la musica. Allo stesso modo, chi studia il telaio non diventa per forza un tessitore ma, per lo meno, capirà i tessuti: ne sarà alfabetizzato. Potendo leggere i tessuti, potrà leggerne anche quelle metafore annidate nei testi del mito, della scienza, della filosofia.

Naturalmente, come per ogni altro strumento, non è possibile studiare il telaio in teoria. Il suo apprendimento deve essere pratico: deve coinvolgere il corpo nei suoi meccanismi.
Così un telaio didattico deve offrire all'allievo almeno gli elementi essenziali del telaio a mano. Tanto per cominciare: i piedi. Cioè: 2 pedali con i licci. Poi la navetta, il pettine e il subbio.
Non è importante che un telaio didattico possa tessere in grande: può tessere anche una striscia molto ristretta. L'importante è che l'allievo possa applicarsi a un telaio completo di tutti gli elementi.

E' vero che ci sono telai senza licci, né subbi né pettine: sono semplici cornici per tenerci tirati dei fili. Non è dimostrabile che questi telai rudimentali siano stati, storicamente, i più primitivi. Possono essere prototipi falliti o solamente ipotesi astratte intorno all'essenza della tessitura. Perciò si può anche ammettere che siano essenziali, ma solo in astratto.
I telai a cornice sono come il telaino da campioni dei periti tessili: questo simula un lavoro meccanico (ed è già stato sostituito dal computer). Ugualmente, il telaio a cornice costringe a quel lavoro puramente meccanico che potrebbe gia fare il vero telaio. E' un lavoro senza libertà, un lavoro servile, di pura obbedienza ripetitiva. Invece, dev'essere il telaio a lavorare per l'uomo: è la sua macchina. E l'uomo si affeziona alle sue macchine: alla fine non può più farne a meno.

Questo, ovviamente, non è un elogio dell'automazione. Il telaio a mano non ha nulla di automatico, al di là delle macchine più semplici. Per mezzo di leve, cilindri, trasmissioni su filo, esso trasmette sempre e soltanto l'energia del corpo. Quando l'uomo si ferma, il telaio è morto.
Pare che oggi, l'uomo voglia fermarsi sempre di più . Per lo meno, è sempre più seduto davanti a schermi coi telecomandi. Da lì, schiacciando i suoi pulsanti, può guidare forze sempre più grandi, senza nemmeno toccare le cose. Certo, è una bella responsabilità, può dare pure soddisfazioni ma, alla fine, sai che palle Allora conviene studiare il telaio, così ci si reincontra con le cose. Quando gli schermi non funzioneranno, chi avrà imparato sopravviverà.
Per studiare il telaio, forse conviene rifarsi a un modello africano, usato ancor oggi dai maschi del grande Sahel (quella fascia geografica e culturale che è compresa tra il Sahara e il Golfo di Guinea).
La sua struttura è ridotta al minimo: viene smontata ad ogni tramonto, con ancora attaccato il suo tessuto, che sarà continuato domani, quando torna la luce.
Secondo la tradizione, tessere è come parlare e dunque tessere senza la luce è come parlare senza verità. Non è bene farlo.
Sicchè ogni mattina, il telaio ritorna all'aperto. Mentre che viene rimontato, ogni sua parte viene salutata con un suo antico rituale, che è insieme preghiera, riassunto del mito e collaudo. Questa procedura è certamente arcaica ma anche i nostri meccanici, di fronte a una macchina guasta, seguono un loro protocollo diagnostico: prima la benzina, poi la candela ecc..

1995
TessereLiberi

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